“Madame Michel (Renée) ha l’eleganza del riccio: fuori è
protetta da aculei, una vera e propria fortezza, ma ho il sospetto che dentro
sia semplice e raffinata come i ricci, animaletti fintamente indolenti,
risolutamente solitari e terribilmente eleganti.”
Questa volta vi parlo di un libro sul quale si è detto tanto e, forse, è
proprio per questo che desidero dire anche la mia su questo romanzo che mi ha
lasciato un segno nell'animo Ogni volta che entra nello spettro dei miei
pensieri, non posso far a meno di rivivere
l’emozione provata leggendo le ultime pagine del racconto.
Anche adesso è così.
Ne L’eleganza del
riccio, titolo originale "L'élégance du hérisson" - autrice Muriel Barbery, si
leggono i diari di due donne che, seppur diverse per età e ceto sociale, sono finemente
unite dalla voglia di andar controcorrente in una società
volta alla smania dell’apparire:
Renée, cinquantaquattro anni, vedova, è la portinaia di un elegante palazzo nel
centro di Parigi. Si definisce grassottella, bassa, brutta, nel suo lavoro
sempre educata e raramente gentile, nessuno nel palazzo la ama. Per rientrare
nello stereotipo della portinaia, Renée lascia la tv sempre accesa e ad alto
volume, quando parla con gli inquilini sbaglia volutamente qualche vocabolo e di
qualsiasi cosa le parlino, lei cade dalle nuvole. In realtà è una donna colta
che ama leggere – compra libri che nasconde nella borsa della spesa – sa parlare
di arte e filosofia anche orientale, ascolta musica classica, conosce Tolstoj a memoria ed è appassionata di
cinema impegnato. Lei sta bene così. Non
si vuol far scoprire. Per colmare la sua solitudine si è costruita un mondo
tutto suo che condivide solo con uno splendido esemplare di gatto che ha
battezzato col nome di Lev e che le somiglia per indole.
Paloma, una ragazzetta di dodici anni, abita al quinto piano dello stabile. Di
famiglia benestante, porta i capelli
lunghi e un paio di grossi occhiali. È
arguta, ha un’intelligenza superiore alla media e guarda il mondo che la
circonda con meraviglia e crudeltà. Detesta la mediocrità della gente e
definisce il mondo come una boccia per
pesci rossi dove lei non vuole finire
dentro, per questo ha pianificato il suo suicidio che avverrà, con i
barbiturici, il giorno del suo
tredicesimo compleanno, fino ad allora continuerà a dar l’immagine di sé quale
adolescente sciocchina e svampita.
Le due donne, prese dal loro eclissarsi, non trovano un punto d’incontro fino
al’arrivo nel palazzo del ricco monsieur Kakuro Ozu che, grazie alla sua
sensibilità e alla sua filosofia orientale, riesce ad aprire il cuore delle due donne, scoprirne i segreti e, riconoscendole simili, aiuterà le due anime a trovarsi ... Renée e Paloma, avvicinandosi, si passeranno, inconsapevolmente, “il testimone”
della Vita.
La scrittura, dell’autrice Barbery, raffinata e ricca di riferimenti all'arte
alla letteratura, alla filosofia, fa sì che la lettura sia scorrevole ed
interessante fino a giungere con curiosità all'epilogo che si dimostra sortire l’effetto
di una porta chiusa da una repentina folata
di vento.
Un libro imperdibile, da custodire gelosamente e non prestare a nessuno per paura che possa non
tornarti indietro.