“Una volta tuo padre buonanima ci disse che non si può
misurare il tempo in giorni come si misura il denaro in centesimi o in pesos, perché
i pesos sono tutti uguali mentre ogni giorno è diverso e forse anche ogni ora”
(dal racconto “Juan Muraña”)
Ho trovato il “Manoscritto di Brodie” di Jorge Luis Borges, un minuscolo libro di enorme valore
letterario (potrebbe mai non esserlo un libro di cotanto autore?!).
È una raccolta di 11 racconti brevi, realistici e sconcertanti nei significati, che l'autore ci ha regalato in tarda età e dopo un paio di decenni dai suoi maggiori successi “Finzioni” e “ L'Aleph”, e che
confermano Borges quale mirabile eccentrico affabulatore.
È una raccolta di 11 racconti brevi, realistici e sconcertanti nei significati, che l'autore ci ha regalato in tarda età e dopo un paio di decenni dai suoi maggiori successi “Finzioni” e “ L'Aleph”, e che
confermano Borges quale mirabile eccentrico affabulatore.
Ad eccezione dell’ultimo racconto che dà il titolo al libro
e che riporta ai barbari selvaggi Yahoos incontrati da Gulliver nel racconto di
Swift, tutti gli altri sono ambientati nella periferia di Buenos Aires, tra
gauchos e malavitosi, dove violenza,
povertà e supremazia maschilista la fan da padrone. Ce ne accorgiamo sin dal
primo racconto, “L’intrusa”, dove una donna viene eliminata perché ritenuta una
minaccia per il tranquillo vivere in simbiosi di due fratelli. Continuando a
leggere troviamo “L’incontro”, storia di un duello dove si celebra la dedizione (quasi una
venerazione) alle armi e la trasposizione su di esse della’atto violento di
uccidere (è il pugnale che ammazza, non la mano dell’uomo). E ancora, In “Juan Muraña”, si
racconta violenza e sete di giustizia, questa volta ad
opera di una donna che vendica il marito e difende il diritto di vivere nella
propria casa.