Ci sono autori o generi letterari che ciascuno di noi
rifiuta di leggere a priori. Pur amando leggere Edgar Allan Poe, maestro nel raccontare
un orrore di tipo psicologico, uno
dei miei rifiuti è sempre stato verso il genere horror fantascientifico - di
cui Howard Phillips Lovecraft con le sue creature mostruose ne è stato un autore apprezzato soprattutto
dopo la sua morte – finché, parlandone insieme ad un mio amico, non mi son
incuriosita al punto
di tuffarmi nella libreria di casa alla ricerca di un suo scritto e … et voilà trovato un breve racconto intitolato “Il colore venuto dallo spazio”.
Leggendolo, mi si è aperta un’altra finestra sul pianeta Letteratura!
Lovecraft scrive Il colore venuto dallo spazio in modo lineare ed accattivante, rendendo vivide le situazioni e le immagini dei luoghi irreali dove ambienta la storia (o sogno, come a me piace chiamarla) in cui il protagonista è un enorme meteorite: un’entità viva, senza volto, caduta dallo spazio e nello spazio ritornerà dopo essersi lentamente nutrita di tutto ciò che di vivo esiste nel raggio di diversi metri attorno a sé.
Il grosso meteorite cade nelle vicinanze del pozzo nella fattoria di Nahum Gardner e lentamente si scioglie. Nahum Gardner denuncia il fatto alle autorità che immediatamente si recano sul posto e prelevano alcuni campioni del masso che, pur presentandosi come un’enorme pietra, risulta essere malleabile. Gli esiti degli esami chimici e fisici non portano ad alcuna classificazione dell’oggetto.
Intanto la vegetazione e la terra tutt’intorno assumono una fluorescenza ed un colore mai visti prima. A distanza di poco tempo, tutti gli animali della fattoria muoiono in circostanze misteriose. Anche nella casa dei Gardner avvengono fatti inspiegabili: la signora Gardner impazzisce e viene rinchiusa in soffitta, i tre figlioli di Nahum spariscono nel nulla fagocitati da quel “colore” oscuro che ormai si è impadronito di tutto il podere. Per ultimo cade nelle spire del male anche Nahum.
Il colore ritorna nello spazio lasciando un terrificante scenario di degrado da arido deserto grigio.
Howard Pillips Lovecraft era un vorace lettore appassionato di chimica e astronomia; filosofo e conservatore, sostenitore delle tesi pessimistiche di Spengler sul tramonto dell’Occidente, considerava l’era meccanica ed industriale come una forma di decadimento ed è in questa chiave che ho letto il racconto: il colore grigio (industrializzazione) precipitato dal nulla, che si nutre di persone (operai) e le fa migrare verso le più redditizie città lasciando le campagne incolte e prive di vita.
Nahum dice prima di morire dice: “Non si può fuggire … ti prende … sai che qualcosa sta per accadere ma è inutile …” ed il periodo conclude con la frase “odierei pensare a quella grigia contorta e fragile mostruosità che persiste sempre di più nel disturbare il mio sonno” .
Curiosità: le opere di Lovecraft han ispirato i testi di numerosi gruppi musicali heavy metal tra cui gli Iron Maiden (Live after death), i Metallica (The thing that should not be) e gli Electric Wizard.
di tuffarmi nella libreria di casa alla ricerca di un suo scritto e … et voilà trovato un breve racconto intitolato “Il colore venuto dallo spazio”.
Leggendolo, mi si è aperta un’altra finestra sul pianeta Letteratura!
Lovecraft scrive Il colore venuto dallo spazio in modo lineare ed accattivante, rendendo vivide le situazioni e le immagini dei luoghi irreali dove ambienta la storia (o sogno, come a me piace chiamarla) in cui il protagonista è un enorme meteorite: un’entità viva, senza volto, caduta dallo spazio e nello spazio ritornerà dopo essersi lentamente nutrita di tutto ciò che di vivo esiste nel raggio di diversi metri attorno a sé.
Il grosso meteorite cade nelle vicinanze del pozzo nella fattoria di Nahum Gardner e lentamente si scioglie. Nahum Gardner denuncia il fatto alle autorità che immediatamente si recano sul posto e prelevano alcuni campioni del masso che, pur presentandosi come un’enorme pietra, risulta essere malleabile. Gli esiti degli esami chimici e fisici non portano ad alcuna classificazione dell’oggetto.
Intanto la vegetazione e la terra tutt’intorno assumono una fluorescenza ed un colore mai visti prima. A distanza di poco tempo, tutti gli animali della fattoria muoiono in circostanze misteriose. Anche nella casa dei Gardner avvengono fatti inspiegabili: la signora Gardner impazzisce e viene rinchiusa in soffitta, i tre figlioli di Nahum spariscono nel nulla fagocitati da quel “colore” oscuro che ormai si è impadronito di tutto il podere. Per ultimo cade nelle spire del male anche Nahum.
Il colore ritorna nello spazio lasciando un terrificante scenario di degrado da arido deserto grigio.
Howard Pillips Lovecraft era un vorace lettore appassionato di chimica e astronomia; filosofo e conservatore, sostenitore delle tesi pessimistiche di Spengler sul tramonto dell’Occidente, considerava l’era meccanica ed industriale come una forma di decadimento ed è in questa chiave che ho letto il racconto: il colore grigio (industrializzazione) precipitato dal nulla, che si nutre di persone (operai) e le fa migrare verso le più redditizie città lasciando le campagne incolte e prive di vita.
Nahum dice prima di morire dice: “Non si può fuggire … ti prende … sai che qualcosa sta per accadere ma è inutile …” ed il periodo conclude con la frase “odierei pensare a quella grigia contorta e fragile mostruosità che persiste sempre di più nel disturbare il mio sonno” .
Curiosità: le opere di Lovecraft han ispirato i testi di numerosi gruppi musicali heavy metal tra cui gli Iron Maiden (Live after death), i Metallica (The thing that should not be) e gli Electric Wizard.