""[…] odio i thriller.
[…] io trovo già abbastanza inelegante che i libri “vadano a finire”, […]
In generale penso che la ragione per cui vai avanti a leggere, nei libri, non
dovrebbe essere che vuoi arrivare in qualche posto, ma che vuoi rimanere in
quel posto lì. […] È un paesaggio, la scrittura, non va a finire da nessuna
parte, è lì e basta. Respirarlo è quello che si può fare. […] E la trama?, dice. La trama non conta niente? Certo che
conta [...] immaginate di
star seduto su una sedia a dondolo a godervi un paesaggio, nell’aria pulita del mattino. Ora provate per un attimo a smettere di dondolarvi. Non è la stessa cosa vero? La trama, in un bel libro, è il dondolio della sedia. […] Irreale, naturalmente: ma che ci stanno a fare i libri se non per correggere il reale? […]""
Gli stralci che ho su riportato son tratti da “Fred Vargas – La trilogia Adamsberg” un capitoletto di “Una certa idea di mondo” scritto da Alessandro Baricco.
Un libro che parla di libri: una raccolta di divagazioni (già a suo tempo pubblicate settimanalmente nell'inserto letteratura di Repubblica) su cinquanta titoli e relativi autori, scritta in chiave confidenziale, che mi ha divertita ed incuriosita offrendomi nuove proposte letterarie con interessanti chiavi di lettura e scrittura.
A questo punto di solito riassumo brevemente la trama del romanzo facendo perno su ciò che di più mi ha colpita, ma questo è una sorta di “saggio” quindi niente trama, solo alcune conclusioni
> non fidarsi mai dei film tratti da romanzi: il libro è incomparabilmente più bello del film (Truman Capote -
Colazione da Tiffany)
> per leggere, e scrivere, la prosa ci vuole poesia (Fred Vargas – La trilogia Adamsberg)
> un libro si legge:
- anche solo per il piacere di farlo (William Goldman – La principessa sposa)
- perché ci aiuta a riflettere sul presente (Pascale e Rastello –Democrazia: cosa può fare uno scrittore?)
- ci può “raccontare” l’altra faccia della storia (Donald Kagan – La guerra del Peloponneso)
- o svelare dei segreti (Mary Beard – Il Partenone)
> non tralasciare di leggere un libro se non arrivi almeno oltre pagina cento (Rebecca WEST – Trilogia
degli Aubrey)
> non mi basterà una vita per leggere tutto ciò che vorrei (io)
star seduto su una sedia a dondolo a godervi un paesaggio, nell’aria pulita del mattino. Ora provate per un attimo a smettere di dondolarvi. Non è la stessa cosa vero? La trama, in un bel libro, è il dondolio della sedia. […] Irreale, naturalmente: ma che ci stanno a fare i libri se non per correggere il reale? […]""
Gli stralci che ho su riportato son tratti da “Fred Vargas – La trilogia Adamsberg” un capitoletto di “Una certa idea di mondo” scritto da Alessandro Baricco.
Un libro che parla di libri: una raccolta di divagazioni (già a suo tempo pubblicate settimanalmente nell'inserto letteratura di Repubblica) su cinquanta titoli e relativi autori, scritta in chiave confidenziale, che mi ha divertita ed incuriosita offrendomi nuove proposte letterarie con interessanti chiavi di lettura e scrittura.
A questo punto di solito riassumo brevemente la trama del romanzo facendo perno su ciò che di più mi ha colpita, ma questo è una sorta di “saggio” quindi niente trama, solo alcune conclusioni
> non fidarsi mai dei film tratti da romanzi: il libro è incomparabilmente più bello del film (Truman Capote -
Colazione da Tiffany)
> per leggere, e scrivere, la prosa ci vuole poesia (Fred Vargas – La trilogia Adamsberg)
> un libro si legge:
- anche solo per il piacere di farlo (William Goldman – La principessa sposa)
- perché ci aiuta a riflettere sul presente (Pascale e Rastello –Democrazia: cosa può fare uno scrittore?)
- ci può “raccontare” l’altra faccia della storia (Donald Kagan – La guerra del Peloponneso)
- o svelare dei segreti (Mary Beard – Il Partenone)
> non tralasciare di leggere un libro se non arrivi almeno oltre pagina cento (Rebecca WEST – Trilogia
degli Aubrey)
> non mi basterà una vita per leggere tutto ciò che vorrei (io)
Queste son le prime che mi vengon in mente, le altre
scopritele da voi.