Beh, io l’ho fatto. Ho ballato in coppia con la prima fatica letteraria di Rosario de Meo:
IL VALZER SULL'ORLO DEL POZZO.
L'autore De Meo - adoro
leggerlo anche sul suo blog, per
il modo che ha di scrivere così schietto, riflessivo, e disincantato - o - non poteva scegliere titolo più
indovinato.
Sì, perché il ritmo del romanzo è
proprio lo stesso di un valzer viennese (Strauss padre, per intenderci) .In
un continuo piroettare tra i capitoli, si va dall'allegro delle birichinate che
il piccolo protagonista Cesare combina insieme al suo unico amico Massimo, o al
modo bizzarro che l’affezionata nonna ha di affrontare e festeggiare la
vita, oppure scorgere i caratteristici personaggi che vivono a Inverno, il
suo piccolo paese natio; al ritmo moderato delle giornate che, l’ormai
ventiquattrenne Cesare, trascorre all'interno del reparto psichiatrico, dove
è ricoverato "in osservazione" a causa dell’unica colpa
di aver voluto tentare - con un fantasioso mezzo - il viaggio verso
quel “altrove” dove non esistono lutti, dolori, amori finiti,
insomma tutti quei cambiamenti che il crescere ci impone e che Cesare ha
sempre rifiutato preferendo restare al sicuro nel guscio delle sue
certezze pagandone, a volte, il prezzo della solitudine.
Durante il periodo del ricovero, caratterizzato
da un'incessante pioggia, Cesare ha tutto il tempo per dar voce ai
ricordi, osservare i suoi compagni di viaggio “non sani” sentendosene diverso,
porsi domande sul tempo passato e futuro, esaminarsi e comprendere che la
scelta della direzione del suo viaggio non era quella giusta.
Parallelamente alla vita di Cesare,
Rosario De Meo racconta la realtà dei pazienti ricoverati in case di cura
psichiatriche. L'autore la descrive con la stessa delicatezza priva
di fronzoli e veli di un Mario Tobino.
Uuuuh! Ho dimenticato di
parlarvi di Merlino,
il fantastico co-protagonista della storia, ma se volete sapere
qualcosa in più di lui è essenziale che leggiate il libro ( ;) ) … posso mica
dirvi tutto io, no?! Eh! ^